Una parola poetica del nostro vocabolario, oggi veramente in disuso, è ‘desiderio’, quel sentimento che lega passione e necessità e che concentra gli sforzi nel raggiungere una cosa bella, la cui strada da percorrere è spesso impegnativa, faticosa, non priva di sconfitte e di rinunce.
‘Desiderio’ è anche la ricerca del conseguimento di un bisogno, la conferma di ottenere qualcosa, la voglia di possesso da soddisfare. ‘Desiderio’ e ‘Possesso’ sono poli che si attraggono, si respingono, che forse possono convivere, ma sicuramente vanno dosati nella giusta misura: tanto è più forte il desiderio di raggiungere l’obiettivo, quanto più ci si avvicina a conquistare la meta desiderata e a farne proprio il risultato finale e a possederne la riuscita come un trofeo personale.
Qualcosa, però, non sta funzionando: oggi si desidera poco e si tende a possedere subito. Una vita gestita alla Amazon, in cui quello che vuoi e a cui non dedichi sufficiente tempo per desiderare, lo vuoi subito e basta! Come nei sentimenti.
Giulia Cecchettin, una giovane donna di soli 22 anni, il cui desiderio prossimo da realizzare è una laurea in ingegneria biomedica, è stata oggetto di possesso, a tutti i costi, dal suo ex fidanzato Filippo Turetta. Che cosa si annidava nel cuore piagato di Filippo? E’ possibile che l’unico desiderio da raggiungere era quello di mantenere vicino a sé una persona che non lo amava più? Nessun altro progetto di vita se non quello di mantenere in piedi una relazione ormai esauritasi? Solo questo avrebbe dato sollievo ad un uomo di 22 anni, che di fronte alla fine del suo “amore” reagisce con la violenza e il preciso scopo di infierire fino ad uccidere?
La libertà di pensiero e di parola delle donne ancora si scontra con i muri patriarcali di culture fragili e che, di fronte al proprio sgretolamento, opprimono e soffocano. La vita femminile è un lungo percorso di desideri da realizzare tra cui la parità di genere, non per sentirsi considerate al pari del genere maschile (e mi sento di aggiungere pure un sano chissenefrega di essere pari), ma per essere considerate, come esseri umani, né inferiori, né superiori. Semplicemente un essere umano, perché la parità di genere non potrà mai essere raggiunta, per un fatto puramente biologico: la forza fisica, che rimane l’unico modo per prevaricare i desideri e trasformarli in possesso fisico, brutale, animale. È l’unica chance rimasta per averla vinta: la superiorità fisica con cui la natura ha dotato il genere maschile.
Una soluzione possibile per non continuare in questa regressione ostinata è nelle mani delle famiglie, che hanno il dovere, da quando realizzano il loro desiderio di paternità e maternità, di educare i figli, perché essere buoni genitori significa trasmettere valori e cultura e ascoltarli quando lanciano messaggi che, spesso, non sono in grado di comunicare.
Foto: Rose, di Goran Horvat, da Pixabay