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Lunedì, 29 Aprile 2024
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INTERVISTA A SILVIA AVALLONE

Silvia Avallone nel suo ultimo libro “Un’amicizia” si mostra in una dualità di personaggi: Elisa, simile alla scrittrice, e Beatrice, con la quale affronta la paura dei social.
Una carriera decennale sostiene questa giovane e determinata scrittrice di romanzi. Ci si ritrova spesso nelle sue storie e i personaggi che descrive sono figure normali che abbiamo la possibilità d’incontrare tutti i giorni. Sono i rapporti umani e i sentimenti reciproci la centralità delle sue storie.

Elisa e Beatrice, le protagoniste del libro, sono compagne di classe, molto diverse: Elisa una figura statica, Beatrice decisamente più dinamica. Le due ragazze trovano un punto d’incontro osando insieme il furto di un costoso paio di jeans. Come collante in una buona amicizia, la trasgressione è importante?
In questo libro le parole tradimento, trasgressione e ribellione sono quasi sempre declinate in modo positivo. Tutti i genitori tendono a proiettare i loro desideri sui figli, ma i figli devono realizzare i propri desideri, non quelli dei loro genitori. Questo succede anche nell’amicizia, come io racconto. A volte si desidera che l’altro corrisponda ai nostri sogni, a volte occorre ribellarsi e trasgredire le stesse regole che ci poniamo perché abbiamo paura. Certo il furto non è una cosa da fare, ma diventa il cemento di un’amicizia che tenta di sondarne i limiti. Elisa ha in testa lo stereotipo di ragazzina timida, introversa ed emarginata che non le corrisponde completamente e Beatrice lo intuisce.

Lei scrive dell’amicizia difficile tra Elisa e Beatrice. Le bugie, delle volte, possono essere un “salvavita” in amicizia?
Io sono a favore delle pause nei rapporti affettivi, più che delle bugie. Con il tempo ogni verità può essere affrontata, detta e digerita. La bugia a fin di bene non mi ha mai convinto.

Non le chiedo nulla dell’attuale covid perché se ne parla molto, ma nel suo libro affronta un altro virus: l’invidia. Secondo lei, esiste un vaccino per l’invidia?
L’invidia va tenuta a bada perché è un sentimento che può arrecare del male non costruttivo, non fertile. Ci può rendere soltanto peggiori e in più ci può far perdere i nostri affetti.  Io ritengo che l’invidia sia un male dell’umanità, che pure abita in ognuno di noi, in misure diverse, ma che abbiamo davvero il compito di sorvegliare e di soffocare non appena si presenta.
Sono, invece, a favore del dolore, del vuoto, dell’angoscia, di tutti quei sentimenti che fanno parte della nostra vita e che in qualche modo dobbiamo abbracciare per affrontare e superare.

Con Elisa ricorda il suo amore per la parola scritta, con Beatrice scopre i social e le immagini, fenomeno che abita la nostra epoca. Perché questa scelta e questo confronto tra di loro?
È un argomento così attuale che coinvolge tutti. Beatrice, con Elisa, è stata anche il modo per interrogarmi sui social e come ci hanno cambiato. Ho affrontato la mia paura di un mondo in cui ci raccontiamo di come siamo perfetti, ma ci sentiamo pure sbagliati perché nessuno è perfetto. Questo modo di raccontare poteva andare a minacciare il mondo del romanzo, che è il racconto della crepa, del conflitto per eccellenza. Ho raccontato i social di Beatrice a partire dalle mie esigenze. Alla fine del romanzo mi sono sentita liberata da tante paure, ma ho capito quanto i social possano davvero essere usati in maniera diversa.

Temere i social è necessario?
No, però dobbiamo essere consapevoli che la vita è al di qua dello schermo e non dobbiamo favorire l’isolamento sociale e la povertà di linguaggio. La scuola rimane sempre il primo valore culturale.

Silvia Avallone
Un’amicizia
Rizzoli
Novembre 2020
PP. 464
Prezzo: € 19,00

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